Confartigianato: l’export ligure verso la Russia non conosce crisi, numeri in controtendenza al dato nazionale
sabato 06 dicembre 2014
Secondo l’ufficio studi di Confartigianato su dati Istat, il valore delle esportazioni liguri, lo 0,3% del valore aggiunto regionale, ha toccato i 129 milioni di euro tra 2013 e 2014, contro i 116 dell’anno precedente
Cresce a buon ritmo l’export del made in Liguriaverso la Russia. Nonostante un calo generale italiano dello 0,6% dovuto principalmente all’evoluzione della crisi con l’Ucraina che ha inasprito le sanzioni della Commissione europea e il divieto d’importazione della Federazione russa, in Liguria il business del manifatturiero verso Mosca non solo tiene, ma segna addirittura un +11,5% tra terzo trimestre 2013 e secondo trimestre 2014. Secondo l’ufficio studi di Confartigianato su dati Istat, il valore delle esportazioni liguri, lo 0,3% del valore aggiunto regionale, ha toccato i 129 milioni di euro tra 2013 e 2014, contro i 116 dell’anno precedente. Una crescita che porta la nostra regione a pesare per l’1,3% sull’export totale italiano verso il Cremlino.
Ai primi posti per volume d’affari troviamo la Lombardia (3 miliardi di export, +2,7% nell’ultimo anno), Emilia-Romagna (1,9 miliardi, -1,2%) e Veneto (1,8 miliardi, +4,6%). Fanalini di coda Valle d’Aosta, Basilicata e Molise. Da segnalare i pesanti cali di Marche (-9,2%) e Piemonte (-5,9%), le cui esportazioni valgono, rispettivamente, 675 e 754 milioni di euro.
Nel 2014 le sanzioni internazionali e la conseguente risposta russa si tradurranno in mancate esportazioni italiane per circa 100 milioni di euro, che rischiano di salire, nel 2015, a 250 milioni. «Fortunatamente la Liguria – spiega Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – grazie alla specificità di alcuni suoi prodotti e alla capacità dei nostri imprenditori, è in controtendenza con l’andamento nazionale, sul quale pesano la crisi in Ucraina e una fase di bassa crescita dell’economia di Mosca, che si stanno riverberando sulle vendite dei prodotti italiani, in particolari quelli agricoli e alimentari». Quello russo è uno dei mercati più dinamici negli ultimi anni, rappresentando ben il 2,6% delle esportazioni del Paese. Lo stesso interscambio Italia-Ucraina è a rischio: gli ultimi dati parlano di esportazioni in calo di quasi il 19%. Il divieto d’importazione posto dal Cremlino riguarda proprio prodotti agricoli e alimentari provenienti da Ue, ma anche da Usa, Canada Australia e Norvegia. In agosto le esportazioni dell’agricoltura italiana sono diminuite del 63%, alimentari, bevande e tabacco del 12%.
I primi 50 prodotti esportati in Russia dall’Italia rappresentano quasi i tre quarti (73,9%) del nostro export totale verso la Federazione. Il prodotto più importante è l’abbigliamento confezionato in serie o di sartoria con 587 milioni di euro di esportazioni, pari al 5,5% del totale, ma in calo del 9,2% su base annua. Per altri undici prodotti si superano i 200 milioni di euro di export: in particolare, il business delle calzature raggiunge i 574 milioni (in calo dell’8,9%), quello delle attrezzature di uso non domestico per la refrigerazione e la ventilazione e i condizionatori domestici sfiorano i 320 milioni (+35,9%). Bene anche l’abbigliamento sportivo (un giro d’affari da 250 milioni di euro), che cresce del 30,5% così come medicinali e preparati farmaceutici (salgono di quasi il 20% e movimentano un business da 231 milioni).
In calo gli autoveicoli (-37,4%) e il settore delle macchine per impieghi speciali (-6,3%). Per quanto riguarda la Liguria, il savonese è il territorio che, nell’ultimo anno, ha inciso maggiormente sulla crescita della regione: la variazione è stata del 17,7%, passando dai 16 ai 19 milioni di euro. Bene anche Genova, in linea con la crescita regionale, che passa dagli 88 ai 97 milioni di euro di merce esportata (+11,1%). Lo spezzino cresce del 10,8%, con esportazioni passate dai 7 milioni nel 2013 agli 8 del 2014. Leggero aumento dell’export verso Mosca anche per Imperia, che registra un timido +0,9% con un volume d’affari che resta intorno ai 6 milioni di euro.