FLASH News
Agricoltura, in Emilia chiuse 1900 aziende: pesano le sanzioni alla Russia
27.12.2014 09:16
26 dic. – E’ allarme agricoltura in Emilia- Romagna: ‘pesa’ difatti sia l’anno 2014 che ha visto appesantire i conti delle aziende, che l’incognita-Russia. Da qui l’appello alla nuova giunta regionale con una ‘road map’ ad hoc per affrontare le emergenze dei vari settori, sia con una richiesta al...
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Porti: la Piacentini Costruzioni costruisce il Porto a Itapemirin (Brasile): premiata la tecnologia italiana
Alvaro de Oliveira Junior, chief operating officer di Itaoca Offshore: “La Piacentini è stata scelta per la sua vasta esperienza nella costruzione di questa tipologia di infrastrutture e perché è in grado di garantire i requisiti sia i requisiti economici che quelli ambientali e sociali”. Il terminal dei traghetti Itaoca, ha appena ingaggiato l’azienda italiana Piacentini Tecenge del Brasile alla costruzione del porto di Itaoca che si trova a Itapemirim, a sud dello Spirito Santo, in Brasile.
Il periodo di esecuzione dei lavori è stimato in circa due anni, quindi il porto sarà operativo a partire dall’inizio del 2017.
Il terminale sarà costituito da una superficie terrestre di 660.000 metri quadrati , collegata ad una zona in mare aperto di 90.000 metri quadrati con 11 moli di attracco e un molo di servizio.
“La decisione di assumere la Piacentini è stata presa dopo un’accurata analisi delle tecnologie e dei processi di costruzione di opere simili, che il Gruppo italiano aveva già sviluppato in altre aree del mondo”, ha dichiarato Alvaro de Oliveira Junior, chief operating officer di Itaoca Offshore.
Che aggiunge: “l'azienda ha una vasta esperienza nella costruzione in mare aperto per garantire i requisiti di sostenibilità economica, ambientale e sociale”.
“La nostra società adotterà, per la costruzione le fondazioni speciali, per le quali siamo leader mondiali, e, in particolare, le paratie metalliche (palancole), che da molti anni rappresentano il nostro elemento di forza e di altissima specializzazione.” DichiaraDino Piacentini, Presidente del Gruppo Piacentini Costruzioni Spa.
Che aggiunge: “Nel corso dei quasi 70 anni di storia della nostra azienda abbiamo sempre lavorato sviluppando un altissimo livello delle tecnologie utilizzate, mantenendo però, sempre, una forte sensibilità ambientale, che ha guidato la messa a punto di soluzioni progettuali ed esecutive in grado di ridurre l'impatto, spesso rilevante, che deriva da queste lavorazioni, così come abbiamo fatto anche per questo porto”.
di Andrea Pietrarota
Altro che prede, ecco le aziende italiane che conquistano i mercati nel mondo

di Libero Mercato (sito)
martedì 31 marzo 2015
ei giorni scorsi si è parlato molto della fusione di Pirelli con il colosso Chem China, quasi a denunciare l'inesorabile destino delle aziende italiane, ormai facili "vittime" degli appetiti voraci delle multinazionali estere.
In realtà, rispetto all'autocommiserazione decadente, esiste un piccolo nucleo di Pmi italiane che soffocate dalla ristrettezza della domanda del mercato domestico non hanno paura di affrontare le sfide globali, agendo da predatori affiatati piuttosto che da prede indifese.
Nell'elenco delle ultime operazioni su scala transnazionale si ritrovano marchi noti e meno noti all'opinione pubblica, come documentato da un interessante articolo di Vittorio Carlini pubblicato il 28 marzo su Il Sole 24 Ore.
A partire dal settore della meccanica e biomedicale le così dette "multinazionali tascabili" si danno un bel da fare all'estero.
E' il caso della Imi, azienda produttrice di macchine automatiche per il confezionamento di prodotti (farmaceutici ed alimentari), che ha acquisito un pool di 5 aziende addirittura nella "ostica" Germania.
Nel novembre scorso invece, Emak, attiva nei componenti ed accessori per giardinaggio, agricoltura e industria, ha scalato il 70% della brasiliana Lemasa per 25 milioni di euro.
Anche Amplifon è sbarcata in Brasile, dopo aver conquistato fette di mercato in Israele, comprando il 51% di Direito de Ouvir.
Per restare sempre nel settore contiguo al "biomedicale", la Recordati, azienda emiliana fondata nel 1926, lo scorso anno è salita al 90% della tunisina Ophelia Pharma, con un'operazione di quasi 30 milioni di euro.
Sul fronte del business energetico la genovese Erg, che dal petrolio si sta espandendo nel mondo delle rinnovabili, ha investito circa 127 milioni di euro per allargare il suo parco eolico in Polonia, mentre la Falck Renewables nel 2014 ha comprato la spagnola Vector Cuatro.
Altre imprese invece hanno tentato di aggredire, con successo, un mercato ancora più difficile da espugnare: gli Stati Uniti.
E' il caso di Reply, che lo scorso anno ha rilevato una quota del 20% dell'americana Sensoria, o di El.En, azienda che produce sistemi laser, che ha comprato il 19,5% di Quanta Aesthetic Laser Usa con l'opzione di salire al 51% nel 2017.
Un settore, quello dell'hi-tech che in Italia è ancora purtroppo poco rappresentato a Piazza Affari.
Certo stiamo parlando di operazioni finanziarie dall'ammontare complessivo limitato, tra i 10 ed i 100 milioni di euro, se escludiamo l'accordo Fiat-Chrysler o la storica presenza dell'Eni in Africa e Medio-Oriente.
D'altronde i cacciatori all'italiana sembrano più faine che leoni, considerando le dimensioni medio-piccole tipiche delle nostre aziende. Questi però sono tanti esempi virtuosi che possono testimoniare il ruolo strategico importante che l'Italia può sempre giocare nello scacchiere internazionale.
Ovviamente quello di cui si sente ancora forte la mancanza, e noi di Libero Mercato non smetteremo mai di ricordarlo, è la capacità del nostro paese di fare Sistema e di essere più "business friendly", aiutando le imprese ad ingrandirsi e migliorare la loro presenza dall'estero.
Questo può avvenire solo attraverso una reale politica industriale, che limiti l'ostruzionismo della burocrazia, migliori l'efficienza della giustizia civile e penale, abbassi il carico fiscale iniquo ed offra maggiore chiarezza sui controlli e trasparenza delle regole, aiuti le Pmi ad accedere al mercato dei bond e quotarsi in Borsa per non dipendere solo esclusivamente dal credito bancario, in perenne deficit di liquidità.
Senza ovviamente trascurare la lotta alla corruzione ed alle organizzazioni criminali, un cancro letale per la capacità di crescere in maniera sana e produttiva.
La sfida globale del business è sempre aperta e le nostre aziende continueranno a dare il massimo per competere ed espandersi nel mondo, ma per affermarsi come abili cacciatori e non finire come prede è necessario che lo Stato e la politica facciano seriamente la propria parte.
Expo2015, padiglione Russia, coltivare un futuro di crescita
Matteo Carriero
4 aprile 2015
Esaminiamo oggi il padiglione della Russia per l’Expo2015 di Milano, il cui tema è Crescere per il pianeta – Coltivare il futuro, che richiama da vicino il tema generale dell’esposizione universale che aprirà i battenti a maggio, Nutrire il pianeta – Energia per la vita.
Il padiglione della Russia all’Expo2015 di Milano presenterà una struttura avanguardistica costruita su una superficie di ben 4 mila metri quadrati; un edificio che riesce a coniugare il valore dell’artigianato a un design estremamente moderno, con una splendida facciata in legno con interni semitrasparenti e un ampio tetto verde, il tutto con un forma che sale verso il cielo, puntando, sulla base di un progetto e di una struttura attenta all’ecosostenibilità, dritta al futuro. Il padiglione russo per Expo2015 si presenta, più nel complesso, con una forma parzialmente a barca che richiama una metaforica Arca di Noè. Come ha voluto sottolineare l’architetto Kuznetsov,
la storia dell’architettura sovietica e russa è strettamente legata alla partecipazione del Paese a questi grandi eventi. La partecipazione russa nel 2015 sarà ambientata in una costruzione multifunzionale, un Padiglione coerente con le tendenze dell’architettura contemporanea ma anche un impressionante lavoro di artigianato.
Il tema affrontato nel proprio padiglione dalla Russia all’esposizione di Milano è quello dell’agricoltura e dell’alimentazione. Il padiglione riflette le forti tradizioni agricoledella federazione e la sua produzione alimentare particolarmente eterogenea, che non solo si occupa di sfamare i propri abitanti ma che costituisce una importante fonte di approvvigionamenti su scala mondiale. I visitatori saranno quindi guidati in un padiglione che coniuga artigianato e design ultramoderno, storia (e in particolar modo l’agricoltura che è parte della storia russa e di quella di tutto il mondo) e futuro, il tutto sempre con una particolare attenzione alla necessità indiscutibile di crescere entro modalità ecosostenibili, per poter guardare a un futuro meno minacciato da noi stessi.